Preparazione mentale nel maratoneta

Si sente parlare sempre più di preparazione mentale nel mondo sportivo.

Un atleta, agonista o professionista, deve allenarsi, oltre che a livello fisico, anche ad interagire al meglio con le sue paure e i suoi timori, a gestire lo stress, la componente emozionale e il suo dialogo interno.

Va’ fatto non solo in gara, ma durante tutti i mesi che servono per la sua preparazione: la mente deve essere allenata a farlo, o si rischia di non riuscirci nel giorno in cui serve essere competitivi. Vale la pena allenarsi a lungo, con disciplina, e poi dirsi in gara “Non ce la faccio”, magari perché ci supera un avversario, che di solito è meno forte di noi?

Quello che avviene nella mente di un atleta in gara, è chiamato “inner game”: è tutto ciò che si dice, in positivo e negativo, e su cui si concentra durante i chilometri che percorre. La mente è un acceleratore di risultati, ma può essere anche un freno e diventare il nostro peggior nemico: va’ usata al meglio e resa vincente. Se lo stato d’animo è negativo, con un dialogo interno in cui emergono frustrazioni, insicurezza, paura o sfiducia, la gara non sarà ricca di soddisfazioni!

La chiave è proprio nello stato d’animo, su cui occorre saper intervenire. Più lunga è la maratona, maggiore sarà la necessità di gestire mentalmente il proprio dialogo interno. Lo stesso vale se non si è più professionisti e si gareggia a livello amatoriale, perché decade la fame del risultato.

Con il mental coaching sportivo si fanno lavorare assieme in modo ottimale mente e corpo, a partire proprio da ciò che determina il nostro stato d’animo.

Nel video, propongo la testimonianza di Fernanda Maciel, ultrarunner, che sottolinea l’importanza dell’aspetto mentale ed emozionale nella sua preparazione, che cura a 360°.

a cura di Cinzia Botter

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